L’amore di Dante Alighieri per la Sicilia dopo 700 anni

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In questo 2021 ricorre un importante anniversario: i 700 anni dalla morte di Dante. Per celebrare la ricorrenza verranno organizzati eventi di vario tipo, per approfondire varie tematiche legate alla vita e alle opere del Sommo Poeta toscano. Colui che fece l’Italiano come secoli dopo il Risorgimento avrebbe fatto l’Italia.

È un programma celebrativo davvero intenso per tutto il Paese, con una nutrita serie di eventi, in costante aggiornamento (indicati sul sito ufficiale https://www.700dantefirenze.it ), sia online che in presenza. Momento simbolo della ricorrenza il 25 marzo, scelto come giornata dantesca dal Mibact.

Le celebrazioni saranno anche l’occasione perfetta per scoprire (o riscoprire) il legame poetico di Dante Alighieri con la Sicilia. Il Poeta apprezzava enormemente il nobile dialetto siciliano, quello in cui componevano i propri versi i poeti della scuola siciliana alla corte di Federico II di Svevia. Dante inoltre fece riferimento in più di un’occasione alla Sicilia e al suo vulcano, descrivendola in maniera così precisa da far credere addirittura che il Sommo Poeta l’avesse visitata di persona. Un particolare che ricorda molto la figura di Marco Polo, esploratore e narratore della Via della Seta rivelatosi un ottimo cronista dei racconti altrui.

Non vi sono testimonianze storiche certe che confermino un viaggio di Dante Alighieri nell’isola (di certo sarebbe stato meno semplice di quello che si potrebbe organizzare oggi con la tecnologia attualmente in nostro possesso), ma non si può non rimanere colpiti dalla precisione descrittiva con cui Dante si riferì alla Sicilia attraverso le parole di Carlo Martello, che il Poeta incontra nel Paradiso:

E la bella Trinacria, che calìga 

tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo

che riceve da Euro maggior briga,

non per Tifeo ma per nascente solfo.

Non si può fare a meno di paragonare la delicatezza poetica di questa descrizione alle parole con cui Dante descrisse, consegnandola per sempre alla storia della letteratura mondiale, la bellezza di Beatrice, anche senza darne una vera descrizione fisica.

Anche se in quello stesso componimento, Dante chiama Beatrice “Donna mia”, il poeta non ebbe mai con lei una vera relazione. Beatrice andò in sposa a Simone de’ Bardi e Dante finì sposato a una donna che non amò mai davvero, Gemma Donati.

Si dice che Gemma fosse l’esempio più esatto dell’ideale di bellezza del tempo, che avesse cioè la pelle molto chiara, le sopracciglia sottili, la bocca piccola e la fronte spaziosa, eppure questo non bastò a legare il cuore del Poeta.

Una curiosità: esattamente come le donne di oggi, anche le donne medievali curavano moltissimo la propria bellezza. Il sito superbelle che si occupa di estetica riporta: “Per far apparire la fronte più alta radevano le sopracciglia completamente e le ridisegnavano con un tratto nero alquanto fine di spessore. Per dare alle guance un vivace rossore utilizzavano invece una sorta di antenato del blush, un composto a base di zafferano, e quando mancante usavano pizziccottare le gote per far scomparire il pallore”.

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