Shitstorm: la moda che rimbalza tra i social. Ecco di cosa si tratta e perchè spaventa sempre di più

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Sappiamo benissimo che social network e applicazioni di messaggistica come WhatsApp e Telegram sono strumenti ormai di uso abitudinario soprattutto tra i più giovani. Ma se da una parte si rivelano utili e presentano alcuni vantaggi, dall’altro, gli stessi vantaggi possono essere utilizzati in maniera pericolosa e patologica.

Uno dei modi preoccupanti di utilizzare questi mezzi è il cosiddetto Shitstorm (tempesta di escrementi). Con questo termine si indica il susseguirsi di critiche spietate nei confronti di un singolo soggetto o di un gruppo. Quello che preoccupa maggiormente è la facilità con cui i singoli soggetti si lasciano andare in commenti volgari e aggressivi sia nei confronti di gente comune che nei confronti di personalità note. È facile immaginare che tale facilità deriva dalla possibilità di esprimere la propria rabbia e la propria cattiveria senza “metterci la faccia”. La velocità con cui avviene tale evento impedisce spesso agli interessati di porre rimedio bloccando i commenti che via via si trasformano in una vera e propria ondata inarrestabile.   

In Italia tale pratica viene spesso associata al furto di gruppi, per farne poi tutto ciò che si vuole.  Lo scopo dello Shitstorm nei gruppi è quello “ripulire Facebook” da tutti quei gruppi catalogabili come inutili perché pieni di post sciocchi, foto stupide. Viene quindi clonato il profilo di uno degli amministratori di un gruppo attraverso le pratiche di social hacking, per entrare nell’account e prenderne il pieno controllo per potere pubblicare all’interno di esso commenti volgari, insulti razzisti o discriminanti.

Lo Shitstorm genera danni psicologici ai soggetti che ricevono ingiurie e offese provocando un’alterazione dell’integrità psichica, ansia, calo di autostima, disturbi del sonno soprattutto nei soggetti più fragili.

È importante, quindi, prevenire un evento di questo tipo tutelandosi e facendo attenzione a dare la possibilità di accedere ad un gruppo chiuso o ad un profilo privato. Bisogna quindi diffidare di profili di persone che non si conoscono dal vivo, di chi ha nomi particolarmente strani e contattare la polizia postale in caso di furto d’identità.

Dott.ssa Fabrizia Modica

fabriziamodica@gmail.com

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