In questi giorni, mi è capitato di riflettere su una delle tante sfaccettature del periodo che, come tutti voi, sto vivendo, poiché ho notato che il covid 19 mi impartisce quotidianamente lezioni diverse. Certe volte, mi sembra di essere tornata a quando avevo 10 anni, seduta sulla seggiola di vimini nel soggiorno di casa di mia nonna, proprio di fronte a lei che, vestita con il suo tailleur verde smeraldo (quello che indossava spesso durante i pomeriggi invernali) iniziava a raccontarmi spaccati della sua infanzia e lo faceva per un motivo ben preciso: condurmi fuori dal mio infantile mondo incantato , quelle storie, infatti - portatrici di una evidente funzione pedagogica - talvolta mi erano utili a svelare aspetti dell’indole umana, all’epoca a me sconosciuti.
Ebbene, mai e poi mai avrei potuto anche solo immaginare che un virus potesse assumere nella mia vita un ruolo simile; vi confesso, infatti, che tale accadimento, sulle prime, mi ha spiazzata.
Veniamo al dunque. In cosa consiste la mia epifania? È presto detto! Ho compreso che una pandemia è riuscita a tirare fuori, talora, il meglio di noi, talaltra, il peggio.
Dando per scontato che le note positive le conosciate tutti, dirigiamoci direttamente verso gli aspetti meno gradevoli. In primo luogo, mi stupisco di come, in un battibaleno, tutti siano diventati medici, economisti e giuristi, popolazione così esperta da poter esprimere pareri a) non richiesti, b) privi di qualsiasi fondamento scientifico, posto che non ci si è documentati a sufficienza o comunque, non si è stati in grado di attingere dalle fonti più accreditate. Ovviamente, è innegabile che, esprimere il proprio parere in merito, oltre che un diritto, costituisca occasione per comprendere meccanismi a noi estranei fino a poco tempo fa, nonché opportunità per confrontarsi faccia a faccia con le opinioni altrui.
Ciò di cui mi rammarico maggiormente, infatti, rientra nell’alveo dei rapporti umani, di come essi si stiano evolvendo.
In tal senso, ho assistito a veri e propri “teatrini virtuali” a dir poco raccapriccianti: utenti Facebook che, pur nutrendo nella vita reale lunghe e profonde amicizie, adesso sarebbero disposti ad accapigliarsi ( e, in realtà, è come se lo facessero, seppur scrivendo ) per far valere la propria opinione, senza porsi limite alcuno, dimenticando come si dialoga tra adulti in modo edificante.
Mi congedo con una domanda: secondo voi, cosa succederà dopo, quando tutti usciremo nuovamente per strada e ci rivedremo nei luoghi di ritrovo abituali?
Tutto sarà cancellato con un colpo di spugna come se nulla fosse stato o quei rapporti umani saranno destinati a non essere più quelli di prima?
Linda Ardizzone