Questione movida e regole anti Covid, l'esperienza di Oriana Di Giovanna (Wood) e le non poche difficoltà nonostante buona volontà e riduzione orario di apertura

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Negli ultimi mesi, siamo stati accompagnati da un unico, confortante credo: il “cambiamento” (talora, “illusi” dagli stessi media che ce lo hanno somministrato, a mo’ di panacea e più volte al giorno; talaltra, perché noi stessi – visti gli ultimi accadimenti legati alla pandemia mondiale – ci siamo convinti che tale seme potesse realmente attecchire, dando vita ad una pianta rigogliosa) negli esseri umani, nello stile di vita, nel modo di lavorare, all’interno delle istituzioni.

Con il passare del tempo, infatti, l’aspettativa crescente che “cambiamento” fosse sinonimo di “miglioramento” ha preso letteralmente il sopravvento. Il che, se ci si riflette attentamente, rappresenta un messaggio di positività in un periodo storico come quello attuale. In un certo momento, infatti, c’è stato richiesto uno sforzo, un adeguamento a circostanze di fatto non dipendenti dalla nostra volontà; ci siamo dovuti affidare al senso di responsabilità altrui, tra una conferenza stampa e l’altra del Presidente del Consiglio dei ministri.

Si sa, le stagioni non sono tutte uguali e, alla tempesta segue sempre un arcobaleno portatore di speranza e di riaperture, specialmente con precipuo riferimento a tutte quelle attività commerciali rimaste chiuse durante i mesi di lockdown come, ad esempio, i locali che dominano la movida menfitana nelle ore serali.

A tal proposito, i proprietari di pub, enoteche e simili sono stati chiamati, più di molti altri, a fronteggiare sfide costanti e crescenti dovute alle norme di contenimento del COVID-19. «All’inizio è stato difficile, in quanto il flusso di clientela ha superato di gran lunga le nostre aspettative, la gente usciva, forse stressata dal lungo periodo di quarantena. Durante la settimana, la situazione era sotto controllo, ma il weekend era un’ansia continua: il primo sabato di riapertura, infatti, abbiamo chiuso alle 23:35 proprio perché c’era troppa confusione e non riuscivamo più ad evitare gli assembramenti; anche nei fine settimana successivi siamo stati costretti a limitare l’orario di lavoro per rispettare le norme di contenimento e garantire la nostra sicurezza, quella degli impiegati e dei clienti». Queste le dichiarazioni di Oriana Di Giovanna che, insieme a Domingo Graffeo è proprietaria del Wood Wine Pub in Via della Vittoria n. 244 a Menfi.

Di Giovanna e Graffeo, infatti, sono stati molto attenti nel sensibilizzare i propri concittadini non solo tramite Facebook, ma anche tappezzando il locale con locandine, volte a ricordare ai clienti di utilizzare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale. Evidenti i sacrifici economici sostenuti dai proprietari i quali, poco prima del lockdown, avevano investito su un ampliamento della struttura esterna del pub: «per fortuna, il comune ha deciso di fornirci gratuitamente una porzione maggiore di suolo pubblico, in modo da recuperare qualche posto a sedere in più», conclude Di Giovanna.

Il problema sollevato dalla giovane imprenditrice menfitana si è manifestato con maggiore evidenza, nelle ultime settimane, non soltanto a Menfi, ma soprattutto a Porto Palo dove due sabati fa si è registrato un afflusso di gente sconvolgente. Le contingenze fattuali testè narrate hanno reso necessario, lunedì 20 luglio, un incontro tra l’amministrazione e i proprietari dei locali.

In questa occasione, è stato stabilito che l’ordinanza già emanata dal Sindaco Marilena Mauceri cesserà i propri effetti dal primo agosto: in breve, il provvedimento vieta ogni qual si voglia intrattenimento musicale all’interno dei locali presenti sul territorio comunale. Ecco che, a detta della scrivente, il cerchio si chiude con un concetto elementare almeno a livello teorico, ma al contempo complesso nella fase attuativa: il senso civico che dovrebbe caratterizzare il modus operandi di ogni cittadino.

Prima di un’ordinanza che promana dal Sindaco, prima del disagio dei proprietari dei locali che si trovano costretti a contemperare esigenze diverse e, conseguentemente, opposte, molto potrebbe evitarsi se solo ognuno di noi, ancora oggi, rispettasse poche e semplici norme, volte a garantire il benessere presente e futuro della comunità.

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