Il Tribunale di Sciacca nel processo su presunte truffe alla cantina Corbera di Santa Margherita Belice per fatti del 2009, ha pronunciato una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Vino bìanco consegnato alla "Martini e Rossi" che per qualità sarebbe stato diverso da quello dichiarato, presunte truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fatture che non sarebbero state corrispondenti ai lavori eseguiti presentate all’assessorato regionale Agricoltura nell 'ambito del progetto relativo al patto territoriale Valle del Belìce. Sono alcune delle vicende ricostruite nell'inchiesta poi sfociata nel processo come raccontato da Giuseppe Pantano nelle colonne del Giornale di Sicilia.
Per l'ex presidente, Paolo Pemminella, i reati ìpotizzati erano frode nell 'esercizio del commercio, associazione a delinquere, truffia, mendacio e falso interno alla banca. Coinvolto anche l'enologo Roberto Aurienti, che era accusato di frode nell'esercizio del commercio e tentata truffa. Ipotesi di reato di frode nell'esercizio del commercio veniva contestata a Calogera Antonia Giambalvo, dipendente della cantina con funzioni di analista biologa. L'ipotesi di reato di associazione a delinquere e truffa veniva avanzata nei confronti di Antonino Milazzo, legale rappresentante di una società, Giovanni Favaloro, consulente della cantina, Antonino La Rocca, Vincenza Barbera, Francesco Valenti e Rocco Abate, componenti del consiglio di amministrazione e deI collegio dei sindaci all’epoca dei fatti. Per tutti non doversi procedere per intervenuta prescrizione così come chiesto anche dal pubblico ministero.