Menfi, denunciato per evasione dagli arresti domiciliari, viene assolto dal Tribunale di Sciacca

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Il Tribunale di Sciacca ha assolto il Sig. VA.A di Menfi con la formula "perchè il fatto non costituisce reato". L’accusa nei confronti dell’imputato sottoposto agli arresti domiciliari, difeso dall’Avvocato Giuseppe Buscemi, era quella di essersi allontanato senza autorizzazione dal luogo di residenza.

L’imputato si difende dimostrando che, pur se sottoposto alla misura cautelare coercitiva personale degli arresti domiciliari, si era allontanato dal suo domicilio, solo perchè stava soccorrendo la mamma che era stata coinvolta in una lite a poche decine di metri dall'abitazione.

Infatti secondo l’iniziale prospettazione dell’accusa, l’imputato sarebbe stato fermato dai Carabinieri di Menfi nei pressi della abitazione dei vicini, e veniva denunciato per evasione.

All'Udienza del 25 gennaio 2024, la difesa ha dunque cercato di giustificare l’evasione dagli arresti domiciliari del proprio assistito che si era recato nei pressi dell'abitazione dei vicini al fine di soccorrere la madre, e che non c'era da parte dell’imputato nessuna volontà di evadere, circostanza che veniva confermata dai testi.

Per tale ragione l’avvocato Buscemi chiedeva l’assoluzione dell’imputato ai sensi dell’art. 530 del codice di procedura penale, perché il fatto non costituisce reato. La pubblica Accusa aveva chiesto anni uno di reclusione oltre il pagamento delle spese processuali.
Il Giudice Monocratico del Tribunale di Sciacca dott. Hamel accogliendo le argomentazione della difesa, ha assolto l’imputato per evasione poiché gli elementi acquisiti non consentivano di affermare la responsabilità penale dell’imputato in ordine al reato a lui ascritto.

Nonostante la giurisprudenza di legittimità formatasi negli anni sia molto rigorosa al riguardo, sono soddisfatto dell'esito del processo dice l’Avvocato Giuseppe Buscemi, perché siamo riusciti a dimostrare che il mio assistito non stava mentendo e non aveva l’intenzione di evadere dagli arresti domiciliari.Si evince dunque che in questo processo le prove acquisite non consentivano di giungere con certezza ad una sentenza di colpevolezza, l’imputato pur essendosi oggettivamente allontanato dal suo domicilio, lo ha fatto perché aveva soccorso un proprio familiare come del resto sostenuto dalla difesa.

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