Nel XI secolo i Saraceni, ormai cacciati dall'Italia dai Normanni, iniziarono le incursioni lungo le coste del Meridione. Col favore della notte le navi saracene approdavano sulle spiagge siciliane, e i marinai razziavano i campi, saccheggiavano le case e rapivano le persone. C’era molta paura, perché una volta che una persona veniva rapita diventava introvabile. Chiunque diventava uno schiavo e poteva finire ovunque, dal Marocco alla Palestina. Il panico si intensificò nel Cinquecento, quando le invasioni si moltiplicarono.
La popolazione era terrorizzata: si recitavano litanie e invocazioni verso i santi affinché gli invasori venissero cacciati, vennero realizzati dipinti e affreschi che mostravano i pirati sottomessi dalla Vergine Maria o da San Michele, e infine il governo commissionò nuove fortificazioni per difendere la Sicilia.
Nel 1583 l’ingegnere toscano Camillo Camilliani ricevette l’incarico di progettare il prototipo di una torre costiera da guardia da disporre lungo le coste siciliane. Furono costruite decine di torri, tutte basate sullo stesso progetto. Tra queste una anche a Porto Palo, che al tempo si chiamava Porto San Silvestro. La torre venne infatti costruita su una rupe chiamata “Punta di Palo”, che dopo qualche secolo diede il nome all'area.
La Punta di Palo è un ottimo luogo, da cui è sorvegliabile tutta l’area. In passato la Torre era protetta da una grande merlatura (e ancora oggi si possono notare due grandi mensole che sostenevano i merli), era dotata di un’ampia terrazza, dove stavano i soldati di guardia, muniti di artiglieria e cannoni, nonché di un focolare e di bandiere per comunicare a distanza con le altre torri. La porta che oggi è osservabile dalla spiaggia in origine non esisteva, perché l’accesso era in realtà la finestra Nord, oggi riconoscibile per la forma arcuata e per affacciarsi su un piccolo piazzale.
I soldati salivano grazie a una scala a pioli removibile. Il piano superiore era un magazzino d’artiglieria e armi, il piano terra era invece una cisterna dove venivano stipate le merci che arrivavano al porto. Il caporale a capo dei soldati doveva scrivere quotidianamente un rapporto del giorno da consegnare al Castello di Menfi, dove poi veniva indirizzato al Principe di Castelvetrano.
In caso di attacco la torre poteva richiedere l’intervento di una guarnigione che pattugliava il luogo con un preciso codice: di giorno un colpo di cannone, due fumate e le bandiere; di notte due colpi di cannone, due botti e una terza cannonata.
Così, nella notte, le fiaccole e i botti della Torre di Porto Palo risuonavano nel silenzio, richiamando l’attenzione delle torri vicine: Torre del Tradimento (Sciacca); Torre di Tre Fontane; Torre Mazara e Torre Saurello (Campobello di Mazara). Queste torri hanno nei secoli visto centinaia di navi e assistito a moltissimi episodi di piraterie e saccheggi, e ancora oggi restano lì a testimoniare il violento e turbolento passato di queste terre