Quando frequentavo la scuola elementare dedicata al “Ten. Pilota. Norino Cacioppo” era stata eretta una targa commemorativa in marmo, in onore del giovane pilota menfitano eroicamente deceduto nell’isola di Coo (Kos), durante l’ultimo conflitto mondiale. Nella mia mente di bambino, il desiderio di conoscere i luoghi, gli avvenimenti e le circostanze di quell’evento rimasero insoddisfatte e solo nella maturità ho recuperato quel ricordo e ravvivato il desiderio di ridare memoria a quel tragico avvenimento del 3 maggio 1941.
L’isola di Coo (Kos), come è noto, fa parte dell’arcipelago del Dodecaneso, uno sciamo di oltre 200 piccole e piccolissime isole, distribuite intorno a 12 isole più grandi che si stendono nella parte meridionale del Mar Egeo, tra le coste della Turchia a oriente e le isole Cicladi a occidente. Già possedimento italiano conquistato durante la guerra Italo-turca (1911-1912), con il secondo Trattato di Losanna del 24 luglio 1923, il Dodecaneso veniva riconosciuto ufficialmente possedimento d’Italia insieme con la Tripolitania e la Cirenaica. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’Italia fascista si trova a fianco della Germania nazista; il 28 ottobre 1940 l’Italia inizia la campagna contro la Grecia, che subito si rivelerà un insuccesso militare tale da spingere la Germania ad intervenire in quello scacchiere e ad occupare Atene il 27 aprile 1941.
Intanto l’Italia era impegnata contro la Grecia sul fronte d’Albania e, contestualmente, avviava i preparativi per l’occupazione di un gruppo di isole delle “Cicladi” con le truppe del 10° reggimento fanteria “REGINA” dislocato nella caserma di Linopoti nell’isola di Coo. Il S. Tenente Cacioppo Onofrio 1 , in forza al distaccamento di Rodi nella 147 A Squadriglia R.M.L. (Ricognizione Marittima Lontana), rivestiva in quella missione il ruolo di osservatore aereo: operatori di elevate capacità che con appositi strumenti ottici e fotografici individuavano e classificavano formazioni navali nemici.
Il mezzo aereo utilizzato era l’idrovolante CANT Z501. Dal registro delle relazioni Giornaliere del Comando 185 A squadriglia, il giorno dell’evento è così descritto: “ 3/5/41 Alle ore 10,30’ L’Idro Cant.Z.501 distaccato a Rodi, dietro ordini verbali del Comando Superiore, decolla per eseguire una missione lungo il percorso: Rodi – Alimnia – Piscopi – Coo – Rodi. Alle ore 11,30’ L’idro sorvolava l’isola di Coo, dopo aver effettuato il lancio d’un messaggio; è stato visto precipitare a bassa quota, non dando il tempo all’equipaggio, di fare uso del paracadute. Prontamente soccorsi dalle autorità dell’isola, il Pil.
L’osservatore e il Motorista, sono deceduti poco dopo l’incidente, mentre il 2° pilota e il Marconista spiravano sul posto. L’equipaggio era composto da seguente equipaggio: I° Pilota Serg.Magg. TERPIN, 2° Pilota Sergente ALLAVENA, Osservatore CACIOPPO, Marconista I° AV. PEPE, Motorista I° Av. Bassi. Condizioni atmosferiche e di mare pessime.-“ Era il 3 Maggio del 1941 La missione era fondamentale: recapitare un importantissimo carteggio in un involucro cilindrico. Si trattava di piani di occupazione e infatti subito dopo, il 6 maggio 1941, inizia la conquista delle isole Cicladi.
Lanciare quel messaggio nel grande spiazzale della caserma di Linopoti era dunque di estrema importanza e da portare a termine a qualsiasi costo e a qualsiasi condizioni metereologiche. Dal registro del comando della 185^ squadriglia si legge: “[…] dopo aver effettuato il lancio d’un messaggio [l’idrovolante] è stato visto precipitare a bassa quota” [a] “Condizioni atmosferiche e di mare pessime”. Dopo il lancio, l’aeromobile ha virato di circa 180° per ritornare a Rodi, virata eseguita a bassa velocità, che ha determinato lo stallo del mezzo.
Gli idrovolanti sono velivoli dalle particolari caratteristiche, nello specifico il motore è posto in alto e la cabina in basso con funzione di galleggiante e ciò gli danno una forte instabilità, soprattutto nelle virate brusche e a bassa quota. Dopo aver compiuto la missione, il pilota del l’idrovolante CANT Z501, incalzato dal maltempo, abborda una virata a bassa quota che inclina lateralmente l’idrovolante la cui ala scivola verso l’interno, spingendo il velivolo a puntare a terra con caduta a vite.
Sicuramente l’equipaggio era al corrente del rischio che quella missione poteva portare a quelle condizioni, ma si trattava di improrogabili operazioni di guerra, dove l’inadeguatezza della pianificazione di volo passava in secondo piano. Chiudo questa pagina, con le parole del comandante della 147^ Cap. Massimo Giovannozzi : “ ............ l’inclemenza degli elementi vincevano l’indomito coraggio dei piloti ed il velivolo precipitava al suolo col suo fiero equipaggio .......... ”.