"La storia di Lea Garofalo raccontata nello splendido film di MarcoTullio Giordano, riporta nuovamente a galla la tragica, e non ancora risolta, questione dei testimoni di giustizia". Lo scrive Ignazio Cutrò presidente dell'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia che si dice favorevole al disegno di legge di riforma presentata dalla Commissione Antimafia, per meglio distinguere i testimoni dai collaboratori di giustizia ma, al tempo stesso ricorda che la legge attuale così come la legge nazionale che prevede l'inserimento lavorativo dei testimoni, è ad oggi non applicata nonostante siano passati piu di due anni dalla sua approvazione da parte del Governo Letta. Secondo Cutrò, "è urgente far funzionare le leggi già esistenti prima di pensare ad una nuova legge, benché giusta in linea di principio, ma che rischia però di fare la stessa fine delle precedenti: belle parole ma niente fatti! Tra le leggi ed i doveri delle Istituzioni basti ricordare il mancato trasferimento lavorativo dei testimoni assunti dalla legge regionale siciliana, approvata nell'agosto del 2014, in luoghi di lavoro più sicuri piuttosto che lasciarli abbandonati nell'unica sede dove sono stati assegnati in servizio; sede di lavoro che sarebbe dovuta rimanere sconosciuta e che è divenuta oramai un segreto di Pulcinella. Le Istituzioni tutte, nessuna esclusa, sanno e tacciono! - continua Cutrò.
Per l'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia "le leggi non mancano, ciò che manca è il rispetto verso i testimoni di giustizia e il dovere delle Stato di rispettare le leggi che si è dato. Anche per queste ragioni Lea Garofalo è stata barbaramente assassinata".