Dopo i recenti arresti derivati dalle operazioni "Nuova Cupola" e "Apocalisse", l'attività di mafiosa in provincia di Agrigento, sebbene si sia attenuata, in relazione all'ultimo semestre del 2012, non può dirsi esaurita: non mancano, infatti, episodi di estorsione e taglieggiamento di imprenditori e commercianti; ma anche penetrazioni nel tessuto sociale, con particolare riguardo agli ambiti amministrativi e economici, mirando soprattutto ai grandi appalti pubblici.
Questo è quanto emerge dall'ultimo rapporto antimafia risalente al primo semestre del 2013. Nel periodo preso in esame sono stati registrati sul territorio provinciale numerosi reati riconducibili a condotte tipicamente di stampo mafioso. Si tratta in genere di incendi di beni mobili, (per lo più automobili, furgoni, camion), ed immobili, e di altri atti intimidatori.
Si conferma la consolidata struttura di tipo tradizionale, che in provincia di agrigento si articola in otto mandamenti: Agrigento (Favara, Palma di Montechiaro e Naro); Campobello di Licata (famiglie di Canicattì, Licata, Ravanusa, Camastra, Castrofilippo, Grotte, che ingloba anche Comitini e Racalmuto); Giardina Gallotti (Porto Empedocle, Realmonte, Siculiana e Lampedusa); Burgio (Lucca Sicula, Villafranca Sicula e Caltabellotta); Ribera (Cattolica Eraclea, Montallegro e Calamonaci); Santa Margherita Belice (Montevago e Menfi); Sambuca di Sicilia (Sciacca); Cianciana (Bivona, Santo Stefano di Quisquina, Alessandria della Rocca, San Giovanni Gemini, Aragona, Cammarata, Ioppolo Giancaxio, Raffadali, Sant'Angelo Muxaro, San Biagio Platani e Santa Elisabetta).
Dal primo gennaio al 30 giugno del 2013, in totale si sono registrati 119 danneggiamenti seguiti da incendio; 67 rapine, 18 estorsioni e scoperte 4 attività di riciclaggio e impiego di denaro sporco, 70, infine, gli episodi di natura intimidatoria ai danni di amministratori pubblici e imprenditori,.