Giorgio Lorefice condannato ieri in Cassazione. Oggi si costituisce al "Pagliarelli"

Giorgio Lorefice condannato ieri in Cassazione. Oggi si costituisce al “Pagliarelli“


Ieri la notizia della sentenza della Corte di Cassazione oggi l’imputato si costituisce. Si tratta di Giorgio Lorefice, architetto di Sciacca, condannato con sentenza definitiva della suprema corte ad 8 anni e 6 mesi di carcere. A suo carico il reato di detenzione e porto abusivo di esplosivo, danneggiamento da incendio ed estorsione ai danni dell’ex ingegnere capo del Comune di Sciacca Giuseppe Di Giovanna. Condannato ieri e la sentenza di carcerazione già notificata e resa esecutiva, il professionista saccense oggi si è recato al carcere “Pagliarelli” di Palermo per scontare un residuo di pena pari a 7 anni, 6 mesi e 29 giorni in quanto precedentemente, in regime di arresti domiciliari, ne aveva già scontati mesi 11.
Una vicenda quella che vede condannato Lorefice, per fatti commessi nel maggio del 2001 a Sciacca, un attentato incendiario ai danni dell’ing. Di Giovanna, quando questi era a capo dell’ufficio tecnico del Comune e sui quali la locale Procura allora guidata dal sostituto procuratore Salvatore Vella, aveva avviato indagini condotte dalla sezione di polizia giudiziaria presso il tribunale.
L’imputato in primo grado nel febbraio dello scorso anno era stato assolto dal tribunale di Sciacca, sentenza ribaltata poi in Appello, con la quale si riconosceva lo stesso invece colpevole, condannandolo a 8 anni e 6 mesi di reclusione oltre al pagamento di 120 mila ero in via provvisoria come risarcimento danni e 10 mila euro ciascuno da versare per i tre familiari dell’ex funzionario dell’ufficio tecnico comunale. Per Lorefice difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Borgogno del Foro di Roma, anche l’interdizione dai pubblici uffici.
Per i  fatti di cui Lorefice è stato condannato si misero in campo perizie foniche e intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre a pedinamenti nei confronti degli indagati.  L’ex funzionario allora dichiarò di essere stato vittima di un estorsione, una richiesta di denaro pari a 200 milioni delle vecchie lire, soldi consegnati proprio a Lorefice dallo stesso ingegnere alcuni mesi dopo l’esplosione avvenuta davanti la su  abitazione, affinchè questo per voce dell’imputato, non venisse preso di mira da soggetti riconducibili ad una locale organizzazione mafiosa.
 (foto grandangoloagrigento.it)
 
 

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