PALERMO Per fare ordine in una giornata lunghissima, e densa di interventi, battute, provocazioni e ravvedimenti, forse è il caso di partire dai numeri. La mozione di sfiducia, che era riuscita, a fatica, a reperire le 18 firme necessarie per la sola presentazione, vede quasi raddoppiati i propri consensi, alla fine del dibattito a Sala d’Ercole. Sono in 31, alla fine, infatti, a chiedere di staccare la spina al governo Crocetta. In 46 resteranno fedeli al governatore. Che alla fine commenterà amaro: “Si è trattato di una pagina dolorosa per la Sicilia”.
A dire il vero, l’esito fin dall’inizio sembrava indolore per il governatore. I numeri per la sfiducia non c’erano. E nessuno credeva davvero che la mozione avesse qualche possibilità di essere approvata. Stamattina, a sostenere il testo erano solo i 14 “grillini”, i tre componenti della Lista Musumeci (Currenti si è presto dissociato) e il vicecapogruppo del Pdl Marco Falcone, in dissenso, inizialmente, col proprio capogruppo. Ma alla fine, anche il Pdl ha votato a favore della sfiducia a Crocetta. Chiarissimi, in questo senso, sia il vicepresidente dell’Ars Pogliese, sia il deputato Assenza: “Non si può non votare a favore della sfiducia” hanno ammonito dai banchi. E così sarà: in tarda serata, arriva la formalizzazione del capogruppo D’Asero: “Siamo contro il governo e votiamo per la sfiducia”.
Durissimo invece l’intervento di Nello Musumeci: “La fiducia, presidente Crocetta, prima di averla tolta noi, gliel'ha tolta il suo partito. Tra il Pd e il presidente sono volati stracci e piatti. Lei, Crocetta, - ha proseguito Musumeci - è un uomo solo. E' astuto come una volpe, ma ha la paura di un coniglio. Si deve augurare che a fronte della sua rivoluzione a parole, i siciliani non facciano la rivoluzione con i fatti. Con questa mozione, noi abbiamo dato un minimo di speranza a chi spera che questo governo possa andare a casa. Sull'esito, certamente, non ci facciamo illusioni. Anche per un fatto di semplice istinto di sopravvivenza: nessun tacchino si augura che il Natale arrivi in anticipo, e tutti gli agnelli si augurano che la Pasqua venga cancellata dal calendario”.
“Chi non voterà questa mozione, - ha ammonito il capogruppo del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri - perderà il diritto di lamentarsi. A chiunque, da domani, dovesse salire su questo scranno a criticare il governo, ricorderemo che, nel momento in cui si poteva fare qualcosa, era assente". Quindi il deputato grillini ha elencato una per una le “bugie di Crocetta”. A cambiare “parzialmente” idea nel corso della giornata, invece, il gruppo del Cantiere popolare, che aveva anche nei giorni scorsi preannunciato l’intenzione di comportarsi da “opposizione responsabile”. Nel corso della giornata, però, il capogruppo Cordaro aveva puntualizzato: “Attendiamo di ascoltare il presidente Crocetta”. E il discorso del governatore, alla fine, non convincerà i centristi. Anche loro voteranno per la mozione dei grillini. Prendendo una direzione diversa da quella dei deputati che fanno riferimento a Grande Sud (sebbene componenti dello stesso gruppo). “Siamo critici nei confronti del governo – ha detto Bernadette Grasso – ma non voteremo una mozione che interessa solo al Movimento cinque stelle”. Una tesi inizialmente seguita anche dagli ex lombardiani del Partito dei siciliani. Anche loro, però, “convinti” dall’intervento di Crocetta. Gli autonomisti alla fine diranno sì alla mozione. E fanno 31. Tredici in più dei deputati “di partenza”.
Dall’altra parte, invece, la maggioranza è rimasta compatta. E non ha evidenziato sbavature. Semmai, qualche diversa “visione” sull’operato degli assessori. Definiti “non proprio delle cime” dal deputato Malafarina e considerati in alcuni casi “un dono del cielo” da Dipasquale, entrambi deputati del Megafono. Nella sostanza, cambia poco. Il Pd, dal canto suo, dimentica le liti degli ultimi giorni. E, anzi, col segretario Lupo attacca una mozione “ordinata direttamente da Beppe Grillo, che prova a replicare in Sicilia l’atteggiamento irresponsabile portato avanti a Roma”. Il capogruppo Gucciardi, poi, ha ringraziato il presidente Crocetta, riconoscendogli i meriti di avere esportato “un’immagine della Sicilia, nella quale si riconosce che finalmente le istituzioni si oppongono alla mafia e alla corruzione”. L’Udc ha confermato la fiducia al governo, ma con qualche “tirata d’orecchie”. Come quella del deputato siracusano Sorbello, che ha puntato il dito contro “le nomine dell’esecutivo, quasi mai improntante al merito, ma semmai a favorire i fedelissimi del presidente”.
Lo stesso capogruppo Firetto, pur sottolineando la svolta impressa dal nuovo esecutivo, ha ammonito: “Questa mozione ci spinga a fare i conti con noi stessi. A questo governo, forse, serve un ‘tagliando’”. Confermata la fiducia anche di Articolo 4 di Sammartino e Leanza (quest’ultimo ha chiesto però al governatore di “intensificare i rapporti col parlamento, magari attraverso la presentazione in Aula di una relazione semestrale da discutere a Sala d’Ercole”) e dei Drs di Picciolo: “Questa mozione non serve a nulla. Serve semmai una vera e propria ‘agenda del fare’. Noi siamo pronti”.
Le dichiarazioni di voto sono state precedute dal lungo intervento del governatore. Un monologo durato 78 minuti. Più di un terzo dei quali usati per conteggiare il proprio stipendio: “Guadagno 2.500 euro in più dei deputati – il succo del lungo conteggio – e parte di questi soldi li utilizzo per pagarmi un’assicurazione sulla vita”. Poi, non sono mancate le rivendicazioni di un’attività di governo “in una Sicilia lasciata in condizioni disastrose dai passati esecutivi. Noi abbiamo evitato il default, interrotto il declassamento del rating, abbiamo combattuto il malaffare, presentato trenta denunce, fatto arrestare 78 boss che percepivano a casa lo stipendio”. Insomma, secondo il governatore, la mozione presentata è incomprensibile. Anzi, “è solo il frutto di un pregiudizio. Avete deciso prima di giudicare e valutare. Come dice Cicerone nel testo sull'Amicizia: 'E' la classica slealtà che non si perdona agli amici'". Ma il governatore ha chiuso (e così aveva aperto, in realtà) in modo ecumenico: “Come dice un salmo: eccomi, sia fatta la tua volontà”. E il Parlamento ha voluto, dopo una lunga ed estenuante giornata, che il governo andasse avanti. Ma questo, si sapeva già.